Fino ad ora abbiamo analizzato uno per uno i parametri di scatto... Ma come calare questi concetti teorici nella pratica? E che relazione hanno tra di loro? Bene, proviamo a capirlo in questo articolo.
Abbiamo detto che il primo compito del fotografo è quello di fare arrivare al sensore (o pellicola) della macchina fotografica la giusta quantità di luce, in altre parole ottenere una esposizione corretta. Come detto, la giusta esposizione si ottiene mediante la scelta dei 3 parametri di scatto (ISO, diaframma e tempo di scatto) però esistono molteplici combinazioni che danno un'esposizione corretta.
Facciamo un esempio: abbiamo uno scatto con le seguenti impostazioni 1/250s, f/16, ISO 200. Con queste impostazioni abbiamo un'esposizione corretta, l'immagine non è troppo chiara e non è scura. Il problema è che questo non è l'unico terzetto di impostazioni che ci restituisce una fotografia corretta dal punto di vista dell'esposizione. Eccone alcuni altri (sono solo alcuni, ce ne sono molti altri possibili):
a) 1/125, f/16, ISO 100
b) 1/1000, f/8, ISO 200
Tutte queste impostazioni fanno arrivare al nostro sensore la stessa quantità di luce, ma, inevitabilmente, porteranno ad avere una fotografia diversa (in alcuni anche in modo piuttosto marcato).
Innanzitutto vediamo di capire perché tutti gli scatti sono identici dal punto di vista dell'esposizione. Consideriamo le uguaglianze/differenze tra lo scatto originale e la variazione "a".
SCATTO "VARIATO": 1/125s, f/16, ISO 100
Come si può notare il diaframma è rimasto costante, f/16; quello che è cambiato è il tempo di scatto che si è raddoppiato (è passato da 1/250s a 1/125s); se state pensando che il tempo di scatto si è dimezzato invece che raddoppiato vi consiglio di andare a rileggere l'articolo "Precisazioni matematiche": non preoccupatevi, è un concetto semplice, ma difficile da "far entrare in testa". Il fatto che il tempo di scatto sia raddoppiato significa che arriverà al sensore il doppio della luce rispetto allo scatto precedente. Quindi dovremo "riequilibrare" questa differenza di luce cambiando gli ISO (infatti abbiamo già detto che in questo caso manteniamo fissa l'apertura del diaframma). Visto che nello scatto "variato" abbiamo a disposizione il doppio di luce, dovremo dimezzare gli ISO. Quindi si passa da 200 a 100 ISO. Ecco dimostrato perché i due scatti sono uguali dal punto di vista dell'esposizione.
Facciamo lo stesso ragionamento considerando la variazione "b".
SCATTO ORIGINALE: 1/250s, f/16, ISO 200
SCATTO "VARIATO": 1/1000s, f/8, ISO 200 - (ringrazio Giovanni per la segnalazione dell'errore, visto che in precedenza avevo scritto f/4)
In questo caso a rimanere fissi sono gli ISO, quindi potremo intervenire solo sul diaframma e sul tempo di scatto. Il tempo di scatto originale era di 1/250s, mentre quello della variazione è di 1/1000s. Come è facile intuire, il tempo di scatto della variazione è pari ad un quarto di quello originale, questo significa che avremo a disposizione un quarto della luce che avevamo originariamente. Quindi dovremo fare in modo di avere il quadruplo della luce sfruttando la variazione del diaframma, che, infatti passa da f/16 a f/8.
Vi ho presentato solo due delle variazioni possibili, che, però, come potete facilmente immaginare sono davvero molte. Potete ad esempio raddoppiare gli ISO e dimezzare il diaframma, oppure quadruplicare il valore del diaframma e dividere per quattro il tempo di scatto, e via così. Tutte le combinazioni sono valide (purché siano calcolate correttamente), ma, allora... Quali scegliere? Beh, qui si passa dal piano tecnico al piano "artistico", scegliere una combinazione piuttosto che un'altra significa cambiare il "look" dell'immagine e ne parleremo un'altra volta. Però, restando nell'ambito tecnico, possiamo considerare alcuni aspetti che ci possono aiutare nella scelta.
Iniziamo a considerare le limitazioni per quanto riguarda il tempo di scatto. Vi ricordate quando abbiamo parlato del tempo di scatto di sicurezza? Bene, entra in gioco qui. Se scattate a mano libera, potrete utilizzare solo le combinazioni che vi consentono tempi di scatto minori o uguali al tempo di scatto di sicurezza, pena avere una fotografia mossa.
Consideriamo ora gli ISO. La regola è una: più bassi li tenete meglio è. Alzare gli ISO, come abbiamo detto, diminuisce la qualità dell'immagine, aggiungendo rumore. Quindi tra le varie combinazioni disponibili è sempre preferibile (se possibile) scegliere quella che richiede il valore ISO più basso. Sia chiaro, non sto dicendo che dovete tenere sempre gli ISO a 100 (o 200) e non toccare questo valore. Infatti a volte variare gli ISO è l'unica possibilità e un po' di rumore è un compromesso più che accettabile. Ricordatevi che un po' di rumore è sempre meglio di una foto mossa. Il rumore almeno in parte si può rimuovere successivamente, il mosso invece resta sempre mosso. Per fare un esempio, se dovete fotografare un evento sportivo, gli ISO sono spesso la vostra unica (o quasi) salvezza. Molti sport, ad esempio, non permettono di scendere sotto il tempo di scatto di 1/500s e quindi, specie se siete all'interno di palazzetti (spesso male illuminati), l'unica soluzione è alzare gli ISO anche a valori molto elevati (l'alternativa è quella di acquistare obiettivi lunghi e molto luminosi... Ma se ancora non lo sapete, costano e spesso non sono nemmeno sufficienti). Potete valutare il "tetto massimo" degli ISO per la vostra macchina fotografica, scattando a tutti i valori e riguardando gli scatti. In questo modo capirete fino a che punto siete disposti ad accettare il rumore. Come vi ho già detto macchine di fascia più alta generalmente assicurano risultati migliori dal punto di vista degli ISO. A parità di fascia (questa non è una regola "assoluta", ma generalmente è così) fotocamere di più recente produzione hanno comportamenti migliori per quanto riguarda gli ISO.
Ultima considerazione, riguardante il diaframma. Questo pensiero dipende molto dalla qualità dell'obiettivo che avete tra le mani, però, in misura maggiore o minore, è valida per tutti gli obiettivi. La qualità delle immagini ottenute con un determinato obiettivo generalmente tende a diminuire per valori di diaframma vicini al limite massimo e minimo che l'obiettivo stesso permette. Supponiamo che il vostro obiettivo abbia come valore di massima apertura f/5.6 e che come valore minimo abbia f/22. La qualità delle immagini ottenute a f/5.6 e f/22 sarà sicuramente inferiore rispetto agli altri diaframmi. Non fatevi prendere dalla ricerca disperata di qualità, scegliendo di non utilizzare questi diaframmi, visto che spesso questa differenza è rilevabile solo a livello strumentale, ma comunque, considerate questo aspetto e fate delle prove (per alcuni obiettivi la differenza è evidente anche ad occhio nudo). Al contrario, in genere gli obiettivi danno il loro meglio per valori di diaframmi "centrali", ad esempio f/8 o f/11 (e dintorni). Sta a voi trovare il "punto migliore" del vostro obiettivo.