Scatti & Backstage
Quest'anno a Cornalba hanno voluto strafare (non senza qualche polemica, probabilmente fuori luogo): la famosa falesia che normalmente è destinata all'arrampicata (oltre che a fare da 'simbolo' del paese) è diventata la tela su cui disegnare un imponente albero di natale fatto di luci. Voci non confermate riferiscono che sia tra i più grandi d'Italia (non ho numeri ufficiali ma credo si parli di circa 150/200 metri di sviluppo verticale dell'albero), ma a parte il dettaglio relativo alla classifica è senza dubbio imponente e molto molto suggestivo.
Poco prima di Natale sono stato tre giorni a Berlino, città che non avevo mai visitato e che era da un po' che mi ronzava nella testa.
La decisione di partire è arrivata alcuni mesi fa, in maniera molto semplice e quasi casuale, ossia attraverso il fatto che ho ricevuto una newsletter da Ryanair che parlava di biglietti mooooolto scontati. Sono stati tre giorni interessanti e divertenti, con alcune storie che è meglio non raccontare, ma ciò che sicuramente posso condividere è quello che ho "capito" di Berlino durante questa breve vacanza..
Qualche giorno fa, mentre ero in ufficio, è arrivata la pausa caffè e parlando con i colleghi del più e del meno ad un certo punto è uscita una frase tipo: “si ma se sono del tutto a posto non li prendiamo”.
Ormai è ufficiale, mi sono innamorato della Luna: da fotografare è un po' un incubo, ma da vedere è sempre meravigliosa, non stanca mai. Anche ieri ho tentato di fotografarla (giorno di eclissi) ma una serie di sfortune ed errori mi ha portato ad una fotografia decisamente mediocre e piena di problemi (comunque disponibile sotto).
Si può essere credenti e si può non esserlo, ma le emozioni sono emozioni: vedere una fiaccolata scendere da una montagna e dirigersi in Chiesa come a voler accompagnare il piccolo Gesù bambino nella sua discesa dal cielo, in una magnifica serata di Luna, piena tocca il cuore.
Prima della partenza, mentre stavamo pianificando il viaggio, ci siamo detti: "No ma, ce la prendiamo comoda" e così è stato... Anzi no, non proprio, per nulla.
In poco più di tre giorni abbiamo visitato non dico tutto quello che si può vedere a Budapest, ma quantomeno una buona parte. Siamo entrati nella Sinagoga più grande d'Europa, visto un tramonto spettacolare dal Monumento alla Liberazione ed uno dalla cupola di Santo Stefano, provato le famose terme e provato a vedere l'alba dal Bastione dei Pescatori (maledette nuvole), non ci siamo fatti mancare una birra in uno dei tipici "Ruin Pub" e ci siamo riempiti di piatti tipici ungheresi.
Trentasei ore a disposizione, un'intera città da vedere. Per molte città questo potrebbe essere un tempo più che sufficiente per fare una visita ben fatta con tranquillità, ma non in questo caso: avere 36 ore per visitare Parigi è come sperare di poter leggere l'intera divina commedia nei pochi minuti di attesa della metropolitana in qualche grande città.
E' quindi subito chiaro che più che una rilassante vacanza, la visita alla capitale francese si è trasformata quasi in una maratona: anche le statistiche calcolate dal GPS dello smartphone lo confermano restituendo un totale di trasferimenti a piedi di circa 30Km.
Le fotografie più belle spesso sono quelle che hanno un qualcosa da dire (e non solo in ambito giornalistico): il premio world press of the year, recentemente attribuito ne è la dimostrazione. Questa fotografia che ho realizzato e che contrappone Città Alta al buio (illuminata dalla Luna) a Bergamo Bassa accesa come un albero di Natale, prova a parlare dell'essenza di un bell'evento organizzato a Bergamo sulla scia di «M'illumino di meno», una grande campagna radiofonica promossa da Radio2 e supportata da vari enti ed istituzioni nazionali e non sul tema del risparmio energetico.
E' la prima volta che vedo (e fotografo) Bergamo dal lato Est. Come da ogni altro punto d'osservazione, anche da questo non delude. Più precisamente mi trovavo in via Valle per lo spettacolo pirotecnico in borgo Santa Caterina in onore dell'apparizione della Madonna Addolorata avvenuta il 18 Agosto 1602. I fuochi sono stati sparati dallo stadio ad opera dell'azienda Gardin di Padova, che ha offerto uno spettacolo senza dubbio diverso da quelli che sono abituato a vedere in valle e dintorni. Avere a disposizione una struttura del genere apre ad ampie possibilità che sono state sfruttate davvero bene.
Il luogo dal quale ho scattato queste fotografie l'ho scelto semplicemente cercando un'idea su Google Maps ed arrivando in loco con largo anticipo; in questo modo ho avuto tempo di trovare un punto comodo e con una vista davvero bella. Mi sarebbe piaciuta un'angolazione che mi avrebbe permesso di allineare i fuochi a Città Alta, ma forse è andata meglio così: avere a destra le torri e tutta la pianura a sinistra è una soluzione che permette di avere un'immagine ancora più completa della città.
Questa sera, in quel di Valbondione la natura ha dato spettacolo: per 30 minuti (dalle 22:00 alle 22:30) circa 5 metri cubi d'acqua al secondo (stando ai dati di Wikipedia) sono precipitati per 315 metri suddivisi nei tre salti che compongono le famose Cascate del Serio. Secondo alcuni sono le più alte d'Italia, secondo altri sono al secondo posto, secondo altri ancora le cascate più alte sono da cercare altrove. A prescindere da questo discorso di numeri, ciò che è certo è che le Cascate del Serio sono davvero un qualcosa che merita la camminata per raggiungerle.
A volte capita di aver voglia di fare una fotografia senza però avere quella di sbattersi per farla: è in quel momento che nascono immagini come questa. Se l'amministrazione comunale di Serina ricevesse 1 Euro per ogni immagine scattata dallo stesso punto nel quale ho scattato questa fotografia, la strada del centro storico sarebbe lastricata con piastre d'oro. Si perchè il paese che vedete è Serina e l'immagine è stata scattata da una specie di terrazza che si trova a fianco della strada che porta verso Valpiana: un luogo che se potesse parlare direbbe "fai una foto, fai una foto!".
Ci sono vari motivi per il quale una fotografia può risultare piacevole: può essere graficamente accattivante, può essere l'immagine di un qualcosa intrinsecamente interessante oppure può raccontare una storia. Se per un attimo cedessimo alla tentazione di classificare quest'immagine come «interessante» (dubito lo sia, ma considerato il fatto che mi sono quasi preso l'influenza per realizzarla, non potevo non pubblicarla), probabilmente lo sarebbe per il terzo motivo.
"Presa per i capelli": non riesco a trovare una frase migliore per commentare questa fotografia. Mi dispiace davvero tanto perché questa foto non rende davvero giustizia allo spettacolo offerto da questa magnifica Luna. Città Alta è bellissima già per conto suo, con la Luna è ancora più bella! Sono salito a Bergamo alla ricerca di questa esatta fotografia, forte della previsione sulla posizione del nostro satellite offerta da una app per Android (Sun Surveyor) che ho appena installato e che è letteralmente meravigliosa.
Ho pensato per un po' di tempo a quale sarebbe stata una buona immagine per fare i miei auguri di Buon Natale e, alla fine, ho deciso di ritornare sul luogo di una fotografia che avevo già realizzato in passato (abbastanza conosciuta visto che è andata a finire ovunque), ma con condizioni di luce diverse: ossia nella penombra che precede l'alba. Il paese che vedete è (ovviamente) Serina, fotografato da Lepreno con una focale di 70mm (105 su 35mm), motivo per il quale il monte Arera sembra così vicino.
Non so se sono io che trovo sempre dei motivi per non scattare delle fotografie o se è una cosa comune, ma ci sono certe viste, certi panorami, certe situazioni… Certe situazioni che ti fanno solo venir voglia di guardare, osservare, quasi contemplare i dettagli e di certo la macchina fotografica è l’ultima cosa a cui pensi. Il fatto di scegliere una focale, un’inquadratura, una determinata profondità di campo mi sembrano quasi degli sfregi alla bellezza di certe scene, come se andassi nella cappella Sistina e per portarmi a casa una parte di quello splendore mi armassi di punta e mazzetta e staccassi un pezzo di affresco. Se avete visto il film “la Leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore, allora sapete che ad un certo punto Novecento quando sente la sua musica riprodotta da un grammofono resta stupito e, parlando con colui che aveva effettuato la registrazione, afferma: “la mia musica non andrà dove ci sono io” andando a sottolineare il legame tra la bellezza della musica e la presenza del pianista stesso, in altre parole è come se Novecento non volesse scindere l’ascolto dei suoi brani dal contesto in cui essi sono suonati.
Eccola qui! La sera durante la quale fotografato la lepre del post precedente in realtà ero impegnato a tentare questo scatto senza però particolare successo visto che ero solo (per uno scatto come questo serve almeno un "assistente" che corra su e giù con una torcia in mano mentre uno resta dietro alla macchina fotografica). Ma già quella sera, una volta tornato a casa, ho visto il risultato e, anche se non era particolarmente buono, ho capito che questo luogo aveva un buon potenziale per essere fotografato con questa tecnica. Quindi ieri sono tornato in loco con i "rinforzi" (ringrazio Mr Cortinovis Senior), determinato ad applicare quanto appreso durante il primo tentativo per cercare di ottenere qualcosa di buono.
Cosa ci fanno due persone, una sedia, una cornice vuota e un ombrello in mezzo ad un prato in una sera di metà Maggio? Questo che potrebbe essere l’inizio di una barzelletta in realtà è una domanda alla quale ieri più di una persona ha cercato di dare una risposta. Qualcuno ha azzardato un’idea tipo: “stanno facendo un calendario”, qualcun’altro: “stanno effettuando delle rilevazioni del terreno”. Niente di tutto questo, ovviamente.
Per l'utilizzo delle immagini presenti su questo sito, chiedo cortesemente di scrivermi un'email
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