Scatti & Backstage
Nei boschi il tempo spesso il tempo, o la percezione di esso, spesso non è più lineare: se la stagione è tranquilla (magari d'estate), l'ambiente può rimanere uguale a se stesso (o quasi) per giorni, come se il tempo si fermasse. Poi d'improvviso scatta una molla e nel giro di pochi giorni o a volte persino poche ore, cambia tutto.
Prima della partenza, mentre stavamo pianificando il viaggio, ci siamo detti: "No ma, ce la prendiamo comoda" e così è stato... Anzi no, non proprio, per nulla.
In poco più di tre giorni abbiamo visitato non dico tutto quello che si può vedere a Budapest, ma quantomeno una buona parte. Siamo entrati nella Sinagoga più grande d'Europa, visto un tramonto spettacolare dal Monumento alla Liberazione ed uno dalla cupola di Santo Stefano, provato le famose terme e provato a vedere l'alba dal Bastione dei Pescatori (maledette nuvole), non ci siamo fatti mancare una birra in uno dei tipici "Ruin Pub" e ci siamo riempiti di piatti tipici ungheresi.
The best camera is the one you have with you
-Chase Jarvis-
Per coloro che non masticano l'inglese questa frase si può tradurre con: "la macchina fotografica migliore è quella che hai con te".
Queste foto, con il loro incredibile ritardo nella pubblicazione (quasi tre mesi) sono l'occasione perfetta per parlare di alcune questioni che ruotano attorno alla mia passione per la fotografia.
Ecco, parto proprio dalla parola "passione"...
Visto che la fine dell'anno è tempo di bilanci, ripercorrendo i mesi e, perché no, gli anni passati, una cosa mi risulta evidente. Ho incasinato forse irrimediabilmente questa mia passione: ormai realizzo quasi solo fotografie che, in tutta sincerità, non mi interessano minimamente, semplicemente perché amici, amici di amici, zii di amici di amici (etc etc) mi chiedono di scattare fotografie a qualsiasi cosa solo perché vengo riconosciuto come "quello con la macchina fotografica bella".
Ci sono due cose che in ferie ti fanno sentire davvero bene: una la conoscevo già ed è il fatto di togliere la sincronizzazione delle email sullo smartphone e la seconda è quella di non dover indossare l'orologio.
Quest'ultima è una cosa che ho scoperto per caso: visto che il mio orologio da sport è in assistenza, in questa passeggiata nelle valli intorno a Carona ho deciso di non mettere nulla: il risultato è incredibilmente positivo. Sembra una stupidata, ma gustarsi la giornata senza nemmeno sapere che ore siano è una sensazione incredibilmente liberatoria. Se a questo si aggiunge che il contesto in cui ci si muove è magnifico beh, la giornata non può che essere davvero al top.
Ieri (13 Agosto 2017 ndr) ho fatto una camminata in montagna classica delle mie estati: quella dei laghi di Carona in alta Valle Brembana. Potrei stare qui a raccontare quanto siano belli questi laghi, quanto sia piacevole il sentiero e bla bla bla, ma finirei per dire cose già dette in altri articoli o ovvietà. Per questo motivo mi limito a riportare il testo di una lapide posta su una chiesetta che si trova a soli 5 minuti di cammino dal rifugio Laghi Gemelli, ma che nonostante questo riceve una frazione infinitesimale delle visite, come se quelle ultime centinaia di passi fossero qualcosa di improponibile per i più.
Giusto un paio di settimane fa scrivevo di come i colori della primavera fossero in ritardo rispetto al calendario... Ma come in un matrimonio, nel quale la sposa si fa sempre attendere prima di apparire in tutta la sua bellezza, così anche la natura si è presentata con un po' di ritardo al suo appuntamento con la primavera astronomica.
Questo weekend il bel tempo mi ha permesso di girare un po' tra Cornalba, Costa Serina, Lepreno, Serina e Corone per catturare parte del tripudio di colori che in questi giorni si sta verificando attorno agli 800-1000m sul livello del mare.
E' abbastanza raro che mi riservi il sabato mattina per 'non fare nulla', infatti spesso si traduce in un momento "cuscinetto" per andare a completare quelle piccole/grandi cose che non ho potuto fare in settimana. Ma con i vari impegni recenti mi sono reso conto che se ogni tanto non prendo l'occasione di dire in maniera categorica: "oggi pausa" il risultato è che, fondamentalmente, la mia testa è nella routine di tutti i giorni 7 giorni su 7.
Non posso certo dire di essere un esperto di fotografie macro, il fatto che non abbia nemmeno un obiettivo dedicato lo dimostra. Però è fuori da ogni dubbio che il mondo dei "dettagli" mi abbia sempre colpito, anche semplicemente per il fatto che fotografare cose "piccole" è tendenzialmente molto più semplice che immortalare quelle grandi.
A volte la fotografia è una questione di luce, altre volte lo è di colore ed altre ancora di forme. Inizialmente quello che mi ha colpito di questo ciclamino è stato proprio il colore: pieno e profondo.
Quando poi ho portato il vaso su un tavolo ed ho iniziato a pensare come poterlo ritrarre al meglio, ho notato questo petalo e la sua forma meravigliosamente sinuosa che mi ha portato a concentrarmi proprio su questo dettaglio.
Una delle cose più belle dell'inverno oltre ai paesaggi innevati e alle luci, sono i tramonti. Non so se è una cosa che ho noto solo io o se magari è pura suggestione, ma la mia impressione è che mediamente nelle nostre zone i tramonti invernali siano più belli di quelli estivi. Ho anche provato a darmi una spiegazione, non sono sicuro che sia corretta ma nella mia mente sta in piedi.
In questo periodo tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti, da buon serinese il pensiero va subito ad uno dei simboli che più di ogni altro richiama alla memoria questo momento dell'anno: il Ragio.
Per chi non sapesse cosa sia, il "Ragio" (o Raggio) è un'imponente struttura che viene costruita come estensione dell'altare maggiore in varie chiese in alcuni momenti dell'anno. In particolare per Serina questo momento coincide con il triduo dei defunti che (almeno negli ultimi anni) cade nel mese di Novembre.
Questa bella tradizione era andata un po' persa, ma fortunatamente un gruppo di volenterosi (capitanati da Luca Gherardi "Dionora") ha lavorato duramente per riportare all'antico splendore questa magnifica struttura per poterla osservare in tutta la sua maestosità, cosa possibile già da alcuni anni.
In questa limpida giornata autunnale ho deciso di sfruttare i magnifici colori della natura per qualche scatto. Era da un po' che non facevo un'uscita di questo tipo, girovagando senza una meta precisa, seguendo solamente "l'ispirazione" di colori o forme che attiravano la mia attenzione. Il "set" è stato una sorta di "grande panettone" nei dintorni di Serina, chiamato simpaticamente "Polenta" che ha un ambiente piuttosto diverso da quelli a cui siamo abituati in zona. Un territorio molto roccioso (era sfruttato fino a non troppo tempo fa per operazioni minerarie) e piuttosto "selvaggio" nel quale i colori quindi diventano più intensi del solito. Il Sole, piuttosto basso sull'orizzonte e con una luce decisamente secca che ha creato contrasti decisamente netti: una variabile in più con la quale "giocare" e con la quale mettere alla prova la K3.
Pola è una città della Croazia dove evidentemente non sono mai arrivati né degli elettricisti italiani nè tantomeno dei muratori bergamaschi. Questa considerazione che può sembrare abbastanza assurda diventa completamente evidente a chiunque provi a passeggiare per le vie di questa piccola città croata.
Costruzioni di dubbio gusto già quando erano nuove diventano set di un ipotetico film dell'orrore quando anni e anni di mancata manutenzione attaccano l'intonaco e gli infissi. Aggiungete a questo impianti elettrici completamente esposti in stile "attacca tutto fino a quando non vedi scintille" e ottenete un paesaggio talmente "particolare" da risultare quasi affascinante: giuro di aver visto balconi con le ringhiere ma senza solette (le foto lo dimostrano).
L'impatto iniziale quindi non è dei migliori, ma una volta abituati a questo dettaglio sono molte le cose per le quali rimanere piacevolmente stupiti.
L'occasione di tornare a vedere un'alba in alta quota dopo tanto tempo mi stuzzicava da un po', ma la poca voglia di mettere la sveglia ad orari improbabili è sempre un grosso deterrente. Aggiungiamo questo al fatto di essere consapevole di avere ultimanente un ginocchio "sifulì" (bergamasco per "non particolarmente buono") e il mix è pronto: sonno profondo fino ad orari ben lontani da quelli dell'alba estiva.
Trentasei ore a disposizione, un'intera città da vedere. Per molte città questo potrebbe essere un tempo più che sufficiente per fare una visita ben fatta con tranquillità, ma non in questo caso: avere 36 ore per visitare Parigi è come sperare di poter leggere l'intera divina commedia nei pochi minuti di attesa della metropolitana in qualche grande città.
E' quindi subito chiaro che più che una rilassante vacanza, la visita alla capitale francese si è trasformata quasi in una maratona: anche le statistiche calcolate dal GPS dello smartphone lo confermano restituendo un totale di trasferimenti a piedi di circa 30Km.
Per l'utilizzo delle immagini presenti su questo sito, chiedo cortesemente di scrivermi un'email
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